martedì 28 febbraio 2012

a colori





Lo sceneggiato Il conte di Montecristo fu trasmesso dalla RAI nel 1966 e negli anni successivi più volte replicato. E' in bianco e nero. Per vederlo prendevo la piccola televisione color arancio-granchio appoggiata sullo scaffale del ripostiglio, la sistemavo poi in cucina sopra una sedia rivestita di pelle viola scuro (chissà che animale era). Collegavo poi l'antenna di salotto con un lungo cavo bianco che srotolavo fino alla tele. Alla fine il cavo si biforcava in due spinotti : uno di colore verde e l'altro rosso. Mi sdraiavo di pancia sul pavimento di marmo arlecchino e aspettavo la sigla. In cucina c'erano piccole mattonelle verdoline fino all'altezza..., più alte di me, ma di poco. Picchiandone qualcuna, dal centro della parete fino alla base vicino al lavandino si sentiva un suono sordo, di vuoto. Se non fossi stato sicuro che quel muro si affacciava sulla tromba dell'ascensore avrei aperto subito quel passaggio, col coltello di avorio rosa, quello con il caimano cesellato sopra il manico.

Quel passaggio, lo confesso oggi per la prima volta, in seguito l'ho aperto più volte; allargato fino a crearmi un varco accettabile, sopportabile. Ho trovato l'uscita. Per questo sono qui a raccontare questa storia. Il Conte di Montecristo era in bianco e nero, non me ne sono mai accorto, avevo tutti i colori che mi servivano, c'era perfino del superfluo a cui non rivolgevo parola.

L'ascensore aveva preso a fare un rumore forte, continuo, come di deglutizione, in tanti si erano lamentati, ma era irriparabile. Era come stare dentro una pancia prima della digestione, dentro lo stomaco del palazzo. Eppure ogni suono era diverso, ogni persona aveva il suo, mi ricordo bene il tuo quando salivi. Avevi il rumore della fame.



continua

giovedì 23 febbraio 2012

La mia prima guerra fredda (III)



Il petrolio dell'Atlantico meridionale ha riacceso la contesa sulle isole Falkland/Malvinas/Maluine.Argentini e britannici riaprono il contenzioso, ma quando finiranno mai questi anni 80 ? Me lo ricordo bene quel conflitto perché quando ho combattuto la mia prima e ultima guerra fredda arrivarono le prime sinossi militari (tradotte dall'inglese/da tradurre) che analizzavano il conflitto anglo/argentino. Su una di queste si parlava di un misterioso rapporto causa/effetto mostrando (con enfasi/grande ammirazione) come l'esercito inglese avesse attaccato i centri di fuoco e le postazioni avversarie, composte solo da soldati con armamenti tradizionali, utilizzando missili anticarro Tow. Questo atteggiamento ribaltava la classica filosofia militare secondo la quale un missile dal costo di diversi milioni (di lire) poteva essere utilizzato esclusivamente su obiettivi di valore congrui alla spesa. Sparare un missile filoguidato anticarro su un gruppo di soldati nascosti dentro delle buche, dietro una siepe di alloro o asserragliati in un bunker non era più peccato. C'era un surplus nella produzione di missili ? Si era finalmente capito il valore della vita umana finanche del semplice fantaccino ? Si pensava forse di giustificare il lancio della prossima bomba atomica su comuni sotto i 15.000 abitanti ? Non ve lo so dire.

Ma credetemi, essere colpiti da un missile mentre sei nascosto, il solo sentirlo arrivare ha un effetto devastante, è una prova di forza assurda/inqualificabile/anche un po' ignobile/ma di sicuro effetto psicologico. Le pubblicazioni/sinossi sulla guerra delle Falkland - alla fine la guerra prende il nome di chi la vince - erano molto attese dai militari in carriera e dagli strateghi. Si trattava del primo grande conflitto tra eserciti regolari dalla fine della seconda guerra mondiale (tutta minuscola). Fu una guerra vera, anche se poco visibile (la CNN e gli altri network si stavano preparando per la prima guerra del golfo - tutta minuscola). Ma fu guerra crudele e cattiva.

Ho scoperto una web/radio argentina che trasmette tango e i grandi successi 50/60/70/90/00/10. Ogni volta che mi collego la casella del meteo è occupata dal sole e mostra una temperatura assurda (penso sia espressa in gradi Fahrenheit), non piove mai quando passano la loro musica. Sabato scorso hanno trasmesso tutto il giorno Cielito Lindo, tutte le cover, tutti gli arrangiamenti possibili : da Pedro Infante a Fabrizio de André, da una versione dei Manhattan Transfer al coro di una scuola elementare messicana, persino la registrazione di un noto narcos effettuata in carcere con il coretto delle guardie. Tutto il giorno la stessa canzone senza ripetersi. Lo so, non c'entra nulla.



Ay ay ay ay

lunedì 20 febbraio 2012

me ne frego (5)



Il paese si chiamava Poggio alla M., ma tutti lo chiamavano solo Poggio. Stava appoggiato sul cocuzzolo della montagna, anzi, visto che erano solo quattro case dal tetto rosa, si poteva definirlo il capezzolo della montagna. Una piazza, quattro case e una larga strada bianca che portava alla cava di pietra serena, la pietra era stata per anni l'unica fonte di sostentamento e la sola cosa pacifica estratta in tutta la zona. Le quattro anime che abitavano il Poggio erano conosciuti per la loro rissosità e il loro carattere perennemente incazzato, le scazzottate erano all'ordine del giorno. I carabinieri pensarono di tenere un distaccamento con un paio di uomini per frenare le continue zuffe e per evitare di farsi ogni volta di corsa i dieci chilometri che separavano Poggio dalla caserma in città. Poi vennero i fascisti, la guerra subito dopo e infine i bombardamenti dopo l'8 Settembre a chiudere la storia di Poggio, della sua cava e delle sue anime irascibili.

Piazza Pini, al centro esatto del paese, non era dedicata al sempreverde, anche perché quella zona imperava l'abete bianco che aveva spodestato gli aghi verdi qualche milione di anni prima. I Pini erano due fratelli : Oscar e Faliero, gli unici di Poggio che avevano raggiunto una parvenza di celebrità. Oscar era stato poeta di fama nazionale, ma il suo volumetto di sonetti rinterzati e caudati era appannaggio dei soli specialisti del verso, ignoto agli studenti e al lettore medio. Faliero Pini invece era stato sindacalista combattivo e tenace, era riuscito a fondare una Camera del lavoro dei cavatori, soprattutto aveva scoraggiato i pochi simpatizzanti fascisti di Poggio a partecipare alla marcia su Roma e aveva sempre rifiutato la tessera del fascio. Erano entrambi morti prima della guerra mentre l'Italia era in piena euforia totalitaria. Le statue in pietra serena adornavano la piccola piazza circondate entrambe da una serie di piccoli abeti disposti a mezzaluna.

La notte di martedì grasso del 1943 una squadraccia comandata dallo squadrista Goffredo Renacci detto Fucilino si inerpicò verso Poggio per compiere un'azione dimostrativa tesa a fiaccare la resistenza degli incazzosi abitanti del Poggio. Fucilino accompagnato da altri quindici camerati volevano scalzare la statua del sindacalista Faliero Pini togliendola dal piedistallo e buttarla nel fiume. Quando, all'una di notte, gli squadristi raggiunsero la piazza si trovarono di fronte una amara sopresa. Sul basamento delle statue non c'era alcuna indicazione, le due figure di pietra si assomigliavano in maniera sconcertante e quella notte era nera, troppo fascista anche per il Renacci e i suoi fedeli. Ma qual'era il sindacalista dei due ? Entrambi avevano un libro in mano, non c'era nessuna corona di alloro (simbolo ineluttabile del mestiere poetico), nessuno dei due portava occhiali, nessuna camicia sbottonata né pugni chiusi. Ma quale cazzo era il poeta ? Nessuno nella squadraccia era così anziano da ricordare, non rimaneva che il caso. Dopotutto solo Iddio poteva fermare la volontà fascista, gli uomini e le cose mai ! Sradicarono la statua a destra della piazza, quella leggermente più alta e con la capigliatura più fitta, se la caricarono sulle spalle e affrontarono la loro via crucis verso il fiume, gettandola infine nel punto più profondo. Gli abitanti non reagirono subito, per loro era come non fosse successo nulla, non volevano dar soddisfazione. Qualche mese dopo un gruppo di fortezze volanti mal istruite scaricò il suo carico di bombe sul piccolo Poggio radendo a zero l'abitato e non lasciando scampo alle cinque anime che vivevano lassù succhiando il capezzolo del monte, statua orfana compresa.

Questa storia era finita nell'oblio per decenni, si pensava addirittura che le statue fossero solo un aneddoto leggendario, era stata addirittura messa in dubbio l'esistenza del Poggio, finchè durante un carotaggio del fiume in secca la statua fu ritrovata. Era quasi integra, mancava una gamba, la mano in pietra aveva perso le dita dopo il tuffo, solo il medio della mano destra svettava ritto sulla poca acqua limacciosa. Un segno. Avevano ritrovato il Poeta...







giovedì 16 febbraio 2012

macchina del tempo IV



Sembra ieri, mi dici.

Basta una nevicata e si riesce a tornare indietro di trent'anni. Sono meno. C'è chi compra la stessa schiuma da barba, il dopobarba per l'uomo che non deve chiedere mai invece non lo fanno più. Qualcuno compra ancora la stessa marca di biscotti wafer al cioccolato, ma avete notato che sono più piccoli? Perché c'è la nostra canzone, il nostro ristorante (ancora nuova gestione). Mi innamoro solo di donne alla vaniglia. Lo stesso modo di baciare, la lingua dove l'hai lasciata? Una donna alla vaniglia come quella all'amarena le devi baciare solo con la lingua sennò si insospettiscono.

Si ferma il tempo con gli oggetti come si fa con le porte che sbattono. Sto pensando alle cose che non invecchiano : le risate invecchiano ma non fanno sfiorire. Le liste di cose che invecchiano, invecchiano.

C'è una parte del tuo corpo che non declina, una zona franca che non invecchia; ci appoggio sopra un bacio ogni giorno. I baci non passano di moda ma invecchiano. Ti bacio lì, giusto per riprendermi. Il problema è che si sposta, di continuo.






lunedì 13 febbraio 2012

vananeghen II


"Sono come i gatti di pelo rosso, se attraverso la strada e mi puntano gli abbaglianti, torno indietro, non finisco di attraversare... E' cosi che muoiono tutti i gatti col pelo rosso", mi dice Gaspare dopo aver finito la seconda birra. Non ho capito bene cosa intende, se parla di donne, di calcio o di qualche altra cosa della vita che dovrei aver capito. Non ho fatto domande, non ho puntato gli abbaglianti (non mi permetterei mai), stasera non c'è da finire sotto le gomme. Gaspare allena ancora, la sua barba rossa ha perso colore, i peli bianchi però sono in rivolta, sono scesi in faccia a dimostrare, puntano dritti in cielo. Assomiglia sempre di più ad un gattone di pelo rosso che attraversa la strada perché ha visto l'entrata libera di una favola.

Gioca sempre col doppio centravanti che è diverso da giocare con due punte, lo chiama ancora centravanti di movimento quello che si muove in quello spazio finito e infinito che sta tra il cerchio di centrocampo e la bandierina del calcio d'angolo. Il ragazzino di colore che ha messo in quel ruolo si chiama Malik, non si ricorda da quale paese viene, sa solo che vuol dire angelo. A sinistra fa giocare Alex perché Alex ha due piedi sinistri. Quando gioca in attacco è fantastico, non lo fermano mai, ma quando deve rientrare non riesce a correre all'indietro, non trova punti di riferimento. Kevin è albanese, abbiamo scoperto che non può sentir piangere i bambini. Se in tribuna c'è qualcuno che ha preso una bizza o un neonato che piange per la fame si blocca, si appoggia alla rete e boccheggia come un pesce appena slamato. Sulla schiena ha delle cicatrici corte e lucide come il negativo di una tigre; noi non parliamo la sua lingua. In porta c'è Zeropoppe Monica, la ragazzina, ma questo è il nostro segreto, capelli biondi lunghi fino alla spalla, si è lasciata persino gli orecchini tanto non se ne accorge nessuno, non fa la doccia con gli altri. C'è il biondo che gioca in mezzo, in mezzo e basta, senza aggiungere altro. Biondo vai in Mezzo. In mezzo all'universo come in mezzo al campo non c'è differenza, l'equilibrio non cambia. Il biondo non capisce quando gli si dice di giocare alla Vananeghen, nessuno parla più la nostra lingua Gaspare.

"Lo sanno che eri un prete?", gli chiedo mentre ordina la terza birra.
"Mi sono fatto perdonare anche questa."


Vedo i suoi occhi dietro la barriera dei bicchieri mentre la finisce di sistemare come un estremo difensore impaurito. Servirebbe una battuta spiritosa con l'effetto, alzare un un ponte levatoio per tenere prigionieri tutti gli orchi nel castello, freni buoni.



continua

martedì 7 febbraio 2012

GAMES




"Ma da dove li scarichi questi giochi !", mi urla Michelino titillando i capezzoli della nuova console, mentre sullo schermo le figure si agitano. Ha ragione. E' tutto così strano, anche lui con quel nasone arrossato dal freddo sembra uscito dalla scatola dell' Allegro Chirurgo.

FIFA WORLD 20** (solo per Wii) - I giocatori quando segnano si alzano la maglia, ma lo fanno rapidi, impauriti, sulle magliette bianche sotto si leggono scritte come HELP, oppure FREE ***. Messi ha la barba lunga e una piccola cicatrice sulla guancia, Cristiano Ronaldo ha i capelli pieni di forfora (ma Clear funziona?) e le occhiaie, Totti porta una maglietta consumata sui gomiti, Rooney ha le cosce piene di lividi. I centrali di difesa non chiudono mai la diagonale, in panchina mancano dei giocatori, qualche riserva piange di nascosto. Il quarto uomo ha una pistola.

SUPER RALLY 20** (solo per Xbox 360) - Guida la tua auto come Sébastien Loeb; in questa nuova release c'è la possibilità di sceglierti un navigatore d'eccezione. Il pacchetto prevede personaggi storici, musicisti famosi e grandi artisti figurativi. Ho guidato con Mozart al fianco che aggeggiava di continuo con l'autoradio cercando stazioni metal, Gesù tiene sempre il finestrino aperto (ci siamo persi due volte), Cristoforo Colombo cerca sempre percorsi alternativi e si porta la mappa da casa, Dante canticchia di continuo una filastrocca senza rime. Che cazzata, manca solo Marx che si raccomanda per le condizioni dei meccanici...

POGGREYKILLER 7 (solo per PS3) - Ci sono degli zombie cattivi con le sembianze dei dittatori e dei grandi criminali. Splendida l'ambientazione in 3D, cunicoli con palme tropicali, bunker con piscina (o piscina con bunker?), ogni ombra è un mondo a sè. Sono uscito dal gioco mentre Mussolini, coperto da Saddam, mi sparava con una Glock 17 dall'interno di un fortino tappezzato con poster di Goebbels. SEI SICURO DI VOLER SALVARE QUESTI DATI ?

Ho aperto la finestra e in cielo ho sentito un tuono che aveva un rumore di singhiozzo. Vuoi vedere che si mette a piangere invece di nevicare ?














continua

lunedì 6 febbraio 2012

Uno zombie degli anni 90 (III capitolo)


di che colore è la morte non chiedetemi cosa si vede non chiedetemi della luce o del buio o del tunnel è importante sapere di che colore è stata la tua morte la maggior parte delle morti sono nere incoscienti senza Niente senza anima (Niente è maiuscolo anima no) ma è così buio Ci sono morti bianche ospedaliere muri di gesso mattonelle economiche da cesso morfinate di dolore Ci sono morti rosse violente sanguinanti e sanguigne quando la vita ti schizza fuori come sperma Ci sono morti blu notturne senza luna con un filo di stelle intorno al collo che ti chiudono il respiro Ci sono morti verdi come la mia quando hai tutte le foglie addosso e non sai scegliere ma non vuoi un altro autunno Ci sono morti rosa

non è come nei videogiochi non stiamo a zoppicare con la testa piegata a cercare i vivi non ce ne frega un cazzo dei vivi non entriamo nei supermercati (chissà come mai nei film ci fanno invasori di centri commerciali) perché la nostra vita è tutta pensieri siamo solo pensiero da vivo il mio primo pensiero era la fica ora è la vita la fica viene al terzo posto Al secondo posto c'è una cosa che mi ricordo solo ogni tanto ma mi ricordo di lasciarlo libero il secondo posto

non è vero come dicono un uomo si riconosce da come muore da come sceglie di morire un giorno da leone meglio che cento da pecora perché ci sono giorni da leone da coccodrillo da serpente da aquila reale gatto topo elefante ci sono pure giorni da due liocorni che si inchiappettano la vita è così

è arrivato Puttana Eva lo chiamiamo così perché impreca di continuo ma dice solo puttana eva dice che è rafforzativo Puttana Eva sta in una lapide consumata accanto alla sua donna Puttana Eva è un poeta vero sulla lapide della sua donna (noi lo prendiamo per il culo ma è un poeta vero puttana eva) ha fatto scrivere

mi hai sempre chiamato tre spicchi
(su quattro)
ma tua sola era la parte cosi semi







continua